Ronda Rousey senza peli sulla lingua: nel suo libro asfalta Vince McMahon e la WWE per la cultura tossica verso le donne

In data 4 aprile 2024, uscirà la nuova autobiografia di Ronda Rousey dal titolo “Our Fight”, dove la fighter MMA ed ex WWE Superstar si è lasciata andare sfogandosi sulla situazione delle donne in WWE specialmente quando il controllo era nelle mani di Vince McMahon, che come sappiamo sta passando diversi guai legali a causa di accuse di molestie sessuali e traffico sessuale.

Infatti Ronda Rousey ha iniziato scrivendo, come trascritto da Inside The Ropes:

NXT è stata fondata da e sotto il controllo di Triple H, vero nome Paul Levesque. Oltre ad essere la mia nemesi sul ring a WrestleMania, è probabilmente uno dei migliori lottatori professionisti nella storia e una delle persone migliori dal lato degli affari. È sposato con Stephanie McMahon, figlia del capo dell’impero della WWE Vince McMahon. Vince ha rilevato l’azienda da suo padre nei primi anni ’80 e ha trascorso la maggior parte dei quarant’anni [in attività] a giocare con il pro-wrestling come se fosse una versione del Monopoli, acquistando e inglobando piccole promotion fino a quando non è praticamente arrivato a possedere tutto.

A volte è difficile sapere dove finisce il cattivo, immorale, viscido personaggio di Vince McMahon interpretato davanti alle telecamere e dove inizia la persona di Vince McMahon eticamente discutibile, molte volte citata in giudizio, e più volte accusata di cattiva condotta sessuale. Quella linea sfocata tra personaggio e realtà è un tema ricorrente all’interno dell’universo WWE.

Inoltre, la performer ha anche lanciato una stoccata pesante all’ex Chairman per quanto riguarda i rapporti che ha stretto con l’Arabia Saudita, luogo notoriamente indietro quando si parla di diritti delle donne. Importante qui però tenere a mente che Ronda Rousey ha partecipato a Elimination Chamber 2022 che si è tenuto proprio in Arabia Saudita incassando il suo bell’assegno per esibirsi senza batter ciglio e senza dire niente come hanno fatto magari colleghi come Sami Zayn:

I PPV [WWE] si svolgono in grandi città come New York, Los Angeles, e Philadelphia, esattamente come due volte l’anno si svolgono in Arabia Saudita, una nazione che limita i diritti delle donne in una maniera che certamente Vince McMahon vorrebbe mettere in atto.

Proseguendo, ha voluto fare un approfondimento su quella che è la cultura tossica in WWE soprattutto per quanto riguarda le donne:

La WWE ama fare video ben confezionati circa l’eredità delle donne all’interno della federazione, ma la verità è che le donne sono state in gran parte messe in disparte. Per molto tempo, sono state relegate nel ruolo di vallette per i personaggi maschili, un personaggio di supporto eccessivamente sessualizzato che subisce colpi scorretti quando l’arbitro non sta guardando. Nel corso del tempo, dato che il livello di talento femminile è cresciuto e la società nel suo complesso ha iniziato a cambiare, la federazione ha gradualmente ampliato il ruolo a lottatrici femminili.

La WWE si considera un’organizzazione di intrattenimento sportivo, e proprio come nell’industria dell’intrattenimento mainstream, c’era, a detta di tutti, una cultura del casting dove gli uomini, con ruoli importanti, dietro le quinte facevano pressioni sui talenti femminili per favori sessuali in cambio di tempo in televisione. Ci sono state così tante accuse pubbliche e scandali, che è difficile tenerne traccia, e più di tutto, sono convinta del fatto che la WWE sia riuscita ad insabbiare tutto spazzandolo sotto il tappeto del ring.

Le donne non erano solo umiliate dietro le quinte, ma al centro della scena. Fino al 2007, [c’erano i] “Bra & Panties Matches”, dove le wrestler donne vincevano il match spogliando la loro avversaria fino ad arrivare alla biancheria intima, ed era una cosa che esisteva davvero cavolo. Anche dopo che quella trovata è stata ritirata dai dirigenti della WWE – cosa che sono sicura sia stata fatta a malincuore e con qualche lamentela sul politicamente corretto- era ancora chiaro che l’organizzazione dava più valore all’aspetto fisico di una donna che alla sua capacità fisica.

Nella Divas Era, con il suo titolo a farfalla pieno di strass rosa tutti intorno, le donne, considerate ora come delle lottatrici, erano ancora tenute ad apparire in un certo modo – molto make-up, poco abbigliamento, e seni enormi. Ci sarebbe voluto quasi un altro decennio, [infatti] io anni dopo ho dimostrato che le donne possono essere una grande attrazione negli sport da combattimento, prima che le donne veramente potessero iniziare ad ottenere del tempo sul quadrato (ciò che si chiama ring di wrestling).

Ed è stato solo dopo che la WWE è stata fondamentalmente messa con le spalle al muro, a seguito di una reazione globale dei social media con #givedivasachance dopo che alle Divas erano stati dati un totale di trenta secondi, meno tempo di quanto serva alla maggior parte delle persone per leggere questo paragrafo, per un tag match televisivo nazionale.

Quattro donne hanno avuto meno tempo per lottare collettivamente di quanto ogni singolo uomo del roster abbia ottenuto solo per la sua musica d’entrata. Dopo averti presentato queste informazioni, in quanto persona al di fuori del mondo del wrestling, potresti trarre la conclusione che in WWE vi è una cultura sessista e patriarcale molto preoccupante. Avresti ragione [a pensarlo]. Non ho altro che rispetto per le wrestler che oggi hanno spianato la strada alle donne. E nient’altro che disgusto per la quantità di stronzate sessiste e degradanti di cui sono state vittime.

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