Oggi siamo qui per parlare di una persona speciale che purtroppo ci ha lasciati troppo presto: Hana Kimura.
Tutto d’un tratto, il fiore è appassito
Il 2020 è stato un anno molto particolare per tutto il mondo, un anno di grandi sofferenze a livello umano che difficilmente ci scorderemo e che rimarranno per sempre impresse sui libri di storia. Ma se ci concentriamo nel mondo del professional wrestling, è impossibile non citare una tragedia che ha colpito tutti noi, anche quelli che non conoscevano direttamente la vittima: la morte per suicidio di Hana Kimura.
E giustamente vi chiederete: “Com’è possibile che questa tragedia possa aver colpito anche me se non la conoscevo?” Beh, la risposta è in realtà molto semplice, perché Hana potresti essere tu, potrebbe essere tua madre o tuo padre, tua sorella o tuo fratello, uno dei tuoi cugini, uno tra i tuoi migliori amici, la vicina di casa che ti sorride sempre e ti saluta sul pianerottolo, un collega.
Hana Kimura era, è e sarà sempre ognuno di noi. Sarà sempre quella parte dell’essere umano che ha saputo sorridere, regalare felicità e lanciare messaggi positivi, ma anche quella parte triste che ha sofferte per la cattiveria riversata su di lei dal mondo intero, da quelle persone che invece di utilizzare i social media e Internet come un mezzo per condividere le proprie passioni, comunicare con gli altri e cose simili, li utilizza per ferire.
Le parole hanno un peso
Hana Kimura ha sempre subito del bullismo, fin da bambina, ma nel wrestling ha trovato la forza di andare avanti, grazie alla mamma Kyoko Kimura, leggenda del ring, che l’ha portata con sé agli show e le ha mostrato che su quel quadrato la differenza la possono fare tutti.
Ed è proprio su quello che la giovane Hana ha basato la sua carriera, sulle differenze che però ci rendono speciali a nostro modo, anche con la sua catchphrase “everybody’s different, everybody’s special”, che ha caratterizzato la sua stable Tokyo Cyber Squad, che includeva tutte quelle persone che volevano solo essere se stesse e abbracciare la loro diversità.
Spesso però queste differenze, queste diversità, vengono utilizzate per creare una rete di bullismo intorno a una o più persone, che porta anche a gesti estremi, come quello compiuto da Hana, che sentendosi attaccata da tutte le parti e sola, ha deciso di porre fine alla sua giovane vita. Aveva solo 22 anni e tutto ancora davanti a sé.
In particolare Hana è stata vittima di cyberbullismo, cosa sempre più in crescita con l’avvento dei social media e che è stata davvero devastante soprattutto nel 2020, quando le persone, costrette a stare a casa e a seguire delle regole rigide per via del COVID, hanno dato sfogo al loro lato più negativo e perfido, riversando la propria frustrazione su quelle piattaforme. Forse sarà solo una piccola vittoria che non porterà indietro Hana, ma grazie a lei in Giappone è stata adottata una legge per punire coloro che commettono questo tipo di reato, anche se è assurdo che le leggi vengano fatte solo quando succede qualcosa di veramente grave.
Un fiore per Hana
Questa storia di Hana Kimura ci deve insegnare tanto, ci deve insegnare a non essere dei bulli, a misurare le nostre parole, ma anche a chiedere aiuto quando abbiamo bisogno perché non siamo MAI soli.
D’ora in poi quando vediamo un bullo, un cyberbullo o qualsiasi altra persona che ferisce noi stessi o gli altri, non voltiamoci, non chiudiamo gli occhi, non teniamo le mani in tasca e la bocca cucita, pensiamo a Hana, raccogliamo un bel fiore nella nostra mente, piantiamolo nel nostro cuore e usiamolo come strumento per lottare contro quello che ci fa male e che ferisce gli altri, per un mondo migliore, per la vita, per celebrarla.
Non dimenticatevi di seguire il blog anche sui social e di sostenere il progetto con una piccola donazione.
Questo articolo è in collaborazione con WorldWrestling.it per la rubrica Queen Of Moonsault, scritta e curata da Rachele Gagliardi, reporter per World Wrestling e fondatrice di Donne Tra Le Corde.