“Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma” diceva il mitico Mario Brega nella scena iconica della puntura alla Sora Lella in “Bianco, Rosso e Verdone”.
Questo vuole essere “Il Cookie di Cuky” che da oggi trova il suo spazio nel mitico Donne tra le Corde (e ringrazio già anticipatamente Rachele per l’opportunità e la fiducia riservata): un piccolo spazio in cui riflettere riguardo ad alcune questioni sorte tra i fans, sia quelli più accaniti sia quelli di nuova data.
Partiamo dunque senza indugi.
Sabato 4 maggio: WWE Backlash France
Tag team match valido per il WWE Women’s Tag Team Championsip: le campionesse, le Kabuki Warriors (Asuka e Kairi Sane) difendono dall’assalto del nuovo team formato da Bianca Belair e Jade Cargill. Queste ultime vinceranno i titoli. Sarò schietto e sarò diretto: a me il match non è piaciuto. L’ho trovato eccessivamente lungo nella sua durata rispetto alla storia che voleva raccontare e – e qui si arriva al punto della questione perché parliamo di fatti oggettivi – palesemente caotico nella seconda parte con tanta confusione sui cambi, che hanno creato un sentimento di smarrimento nelle quattro lottatrici coinvolte. Subito è arrivato il nome della principale imputata alla sbarra: Kairi Sane.
E da qui nasce la domanda del primo “Cookie di Cuky”.
Kairi Sane e la WWE è uno di quegli amori tiepidi mai realmente sbocciati?
Premessa fondamentale: io sono un mark assoluto di Kairi. La seguo con passione da quando si chiamava Kairi Hojo in STARDOM, ho gioito per moltissimi suoi match di una bellezza stordente in terra nipponica; l’ho seguita nel suo primo approdo in WWE da NXT al Main Roster per poi rivederla fare il suo ritorno in STARDOM come KAIRI più nel ruolo della chioccia veterana che come stella di primissimo piano fino ad arrivare al suo ritorno attuale alla corte di Triple H.
In tutto questo peregrinare la sensazione è che in WWE Kairi abbia sempre avuto un ruolo marginale. Una sorta di Ferrari che non va mai oltre la terza marcia e resta inosservata ai più e lontana comparsa della straordinaria lottatrice vista in Giappone. È più passata alla storia per le sue disavventure, come l’infortunio patito in uno scontro con Nia Jax o per quello subito durante il TLC contro Charlotte e Becky. Amaramente tocca quasi constatare come in WWE Kairi non abbia mai lasciato il segno per le sue incredibili qualità. Non abbiamo mai avuto il cosiddetto “matchone” di Kairi in WWE.
Ma come si spiega questo mistero?
Qualcuno potrebbe subito portare come “pistola fumante” la questione linguistica, ossia quella barriera tra linguaggio parlato e comprensione dell’inglese che rende più complicato il percorso di alcune atlete nipponiche negli USA. Emblematico è il momento, avvenuto a Lione, in cui l’arbitro ha praticamente urlato a Kairi come lei non fosse la donna legale del team per provare un pin sulla Cargill e la nostra Pirate Princess sembrasse quasi smarrita.
In realtà, la recente run titolata di IYO SKY e le molteplici volte in cui il booking team abbia puntato su Asuka dimostrano come questa scusante regga ben poco. Si può anche pensare che per lei l’adattamento alle dinamiche della WWE, che come sappiamo sono ben differenti rispetto a quelle di altre compagnie di wrestling, sia stato più complicato: questione di ritmi, di alchimia con le avversarie (e qui sottolineo un grandissimo merito di Kairi: ha la miglior alchimia mai vista con Shayna Baszler in tutto il roster WWE), di gestione del match.
Certo, anche Kairi ha un discreto palmares in WWE: campionessa femminile ad NXT e due volte campionessa di coppia assieme ad Asuka, prima vincitrice del torneo Mae Young Classic. Il rapporto tra Kairi e la WWE è quasi un ibrido: da una parte c’è un booking che sì la considera, ma in un modo che è a metà tra l’attrice non protagonista e una sorta di comparsa con qualche battuta sul copione ma che resta sempre sullo sfondo; dall’altra c’è un’atleta che in WWE non ha mai espresso la sua grandezza tecnica, che si accontenta del minimo sindacale rispetto al suo sconfinato talento. Nessuno ha mai pensato che Kairi potesse essere il volto della WWE, non lo sono mai state né IYO (anche da campionessa) né Asuka, ma è innegabile che Kairi abbia raccolto meno delle sue colleghe/amiche.
La liaison (manteniamo il francese per qualche giorno ancora, suvvia) tra Kairi e la WWE è tanto pacata quanto a forte rischio di neutralità. Non c’è uno scatto in più, non si preme mai sull’acceleratore. Tant’è che per il fan casuale Kairi è un’atleta molto generica, una che non ha mai avuto il suo vero shine in WWE e una verso cui non si nutre poi questo grande interesse. La sensazione non è neanche quella de “la persona giusta al momento sbagliato perché ci sono altre atlete da pushare”, ma il pensiero è che Kairi non sia mai stata la persona giusta e che non ci sia mai stato un momento giusto in cui accennare ad una storia intrigante con lei protagonista. È altrettanto vero che probabilmente Kairi si stia godendo gli ultimi scampoli di carriera senza voler rischiare, risparmiando le energie e stando ben lontana dai rischi di eventuali infortuni.
Probabilmente questo sarà sempre l’equilibrio tra la WWE e Kairi: un rapporto civile tra ditta e dipendente dove non si va mai oltre un certo standard. Questo è un peccato? Ovviamente sì perché il primo istinto è gridare, “Che ve siete persi!” a chi guarda soltanto la WWE (anche se oggi è molto facile recuperare gemme dal passato). Diciamo che l’aspetto più difficile spetta ai grandi fans di Kairi che devono passare attraverso il cosiddetto “stadio dell’accettazione” e capire che la Hojo dei tempi d’oro non sia mai approdata in WWE e abbia lasciato spazio ad un’onesta worker, spesso vittima anche di critiche immotivate (vedasi quella di WrestleMania sul non aver lasciato il quadrato mentre entravano le face) e vista come un +1 per tante atlete in fase di push.
Non penso quindi che la WWE sia una realtà troppo grossa per Kairi o che Kairi non sia adatta agli schemi della WWE, penso che esistano quegli atleti che si assestano in una fascia tale per cui ondeggiano a metà, risparmiano energie e puntano ad essere un nome tale da poter dire “presente” quando servono per i piani del booking, essendosi conservati a dovere. È un notevole fondamento di vita e denota intelligenza; sacrifica il talento? Certamente, ma è anche vero che per la carriera che ha avuto Kairi sarà sempre un nome di riferimento nel mondo joshi. Non in quello della WWE, ma sopravvivremo anche a questo.
Io spero ancora che arrivi il momento WOW per Kairi in WWE e non chiedo che sia una run titolata, ma che sia anche solo quel match che dia ancora sprazzi della Hojo dei tempi che furono, qualcosa che faccia sobbalzare i fan e che faccia dire, come cantava Max Pezzali: “Eccoti! Sai ti stavo proprio aspettando”.
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Donne Tra Le Corde non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alla WWE, STARDOM o alle compagnie di professional wrestling citate in questo articolo. Non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alle lottatrici citate in questo articolo e da i credits a tutti i fotografi e grafici che hanno lavorato alle foto in questo articolo. L’articolo è stato scritto e curato da Emanuele “Cuky” Cucurnia scrittore di Donne Tra Le Corde. Editing e revisione di Rachele Gagliardi.