“Devi ricordarti che rappresenti l’ufficio del Sindaco perciò comportati sempre in maniera idonea. Presto, strombazza a quella pupa!”
(Sindaco Quimby – Puntata de I Simpson “Sindacato contro la mafia” – Stagione 10 Episodio 9).
Diciamocela tutta: gli scemi siamo noi che andiamo agli show di wrestling per divertirci, per guardare del buon wrestling lottato, per tifare i face e per fischiare gli heel. Noi non sappiamo apprezzare una frontiera mai debellata nel pro wrestling e che continua a regalarci immense gioie e presenta ancora adesso lande inesplorate su cui avventarsi come pionieri desiderosi di conquistare nuove terre stile Far West.
Tu pensi che nel 2024 certe cose non debbano più avvenire? Dolce cara ingenuità che riponi fiducia nel genere umano. Vieni con me e ti mostrerò quanto in basso un “fan” (virgolette doveroso) possa cadere e finire preda dei più beceri istinti primordiali che farebbero pensare che tra un australopiteco e un homo sapiens sapiens esista ben poca differenza. E la bilancia pende più a favore dell’australopiteco…
Un brutto episodio da non ripetere
Come sempre ecco a voi i fatti.
Durante una registrazione dei tapings di ROH TV combatte Skye Blue: classe 1999, nata a Chicago, legata contrattualmente alla AEW e, di conseguenza, anche alla ROH. Se non la conoscete, vi consiglio di recuperare alcuni suoi match. Skye è una lottatrice in costante crescita, con tantissima voglia di migliorarsi in ring. Magari non un fenomeno assoluto, ma una che non si tira indietro se c’è da coinvolgere il pubblico nella storia e nelle dinamiche del match.
Ora preparatevi perché arriva una domanda che al solo ascolto dovrebbe farvi dire: “E che cavolo c’entra?”
Skye Blue è una bella ragazza? Tutti in coro: “E che cavolo c’entra?”
Purtroppo questo è un articolo che parla di apprezzamenti fisici molesti, inappropriati, che hanno scatenato l’indignazione nel mondo del pro wrestling con colleghi e colleghe che hanno subito espresso la massima solidarietà a Skye. Quindi tocca essere disgustosamente superficiali.
Durante questi tapings, non c’è solo il match di Skye Blue, ma purtroppo c’è anche un tizio in prima fila che inizia a fare commenti decisamente volgari e pesanti sul fisico dell’atleta. Skye è minuta, tornita ma piccola. Altro dettaglio superficiale, ma importante per capire perché il tizio la chiama “baby girl”. E sì… lo fa con QUELL’allusione lasciva.
Avete presente la domanda che hanno fatto alle donne se si sentano più tranquille ad incontrare un uomo o un orso in un bosco? Ecco, se l’uomo in questione è il tizio che chiama “baby girl” una wrestler che sta facendo il suo lavoro, anche da uomo dico: datemi un grizzly a digiuno da mesi!
Il pubblico attorno al tizio non vuole assistere impotente a quella scena ributtante, non scade nella violenza per non passare dalla parte del torto ma fa quello che fa il pubblico nelle arene quando c’è qualcuno che disturba: si rivolta e inizia a urlare “Shut the fuck up!” per sovrastare quei commenti. Il tizio continua. Succede quando hai il quoziente intellettivo del plancton… con tutto il rispetto per il plancton senza il quale noi non saremmo qui a vivere.
Ad arbitrare il match c’è Aubrey Edwards che, una volta finito il match, esce dal personaggio del referee e urla alla security di cacciare quell’uomo. La security interviene e il tizio accenna anche ad una rissa con gli uomini della sicurezza prima di essere cacciato.
Ed ora attenzione perché arriva il colpo di scena che è la chicca su questa montagna di sterco: l’uomo aveva un bambino con sé! Perché è sempre giusto educare le nuove generazioni ad esplorare la frontiera del sessismo nel pro wrestling. Altrimenti il ricambio generazionale del buon vecchio machismo dove va a finire?
Inutile dire che Skye fosse decisamente scossa: ha lasciato di corsa il ring e si è rifugiata nel backstage.
È sempre colpa delle donne vero?
Però cara Skye, fattelo dire: la colpa è tua. Io vorrei anche difenderti, ma se curi il tuo fisico in quel modo perché fai pro wrestling, se hai un bel viso, se scateni le pulsioni freudiane degli uomini presenti… eh, cara Skye, io non posso giustificarti. Ah non è una questione fisica, ma morale? Quindi anche se Skye Blue non avesse rispecchiato i canoni estetici non sarebbe stata una cosa socialmente accettabile? Ma pensa te. Eh allora come diceva Checco Zalone: “E qui la situazione cambia”. D’altronde dovrebbero cambiare tante cose e il problema è che non stanno cambiando, ma vengono nascoste sotto la classica frase: “Eh ma questo politicamente corretto ha rotto le balle!”.
Houston, abbiamo un problema. Anche più di uno.
Tutti noi amiamo il pro wrestling, ma bisogna ammettere che per troppo tempo questa nostra passione si è macchiata della colpa di oggettificare e sessualizzare la donna e se è cambiato drasticamente il modo di presentare il wrestling femminile, purtroppo non sempre è cambiata la percezione del pubblico, ancora in prevalenza composto da maschi, etero, cis (che non è “viaggiare informati”. Cercate pure su Google la definizione di Cis).
In questi anni il pro wrestling (in primis la WWE, ma anche tutte le compagnie al mondo) si è guardato allo specchio e ha lavorato duramente sulla centralità del movimento femminile, iniziando a demolire l’immagine vuota della donna come semplice oggetto di copertina per proporre soprattutto atlete di valore. Non si potrà mai negare che il wrestling sia anche look e aspetto fisico, fa parte del concetto di business. Questo autorizza i fans ad approfittarsene? Come direbbero a Centocelle: COR CA…! Però ad alcuni microcefali quest’idea non entra in testa e pensano che l’esposizione fisica di un bel corpo dia l’autorizzazione a lasciarsi andare, forti della professionalità delle atlete che provano a svolgere il loro lavoro per tutti gli altri presenti che lo meritano e che hanno pagato il biglietto per guardare uno show di wrestling.
Poi quando capitano situazioni come quella di Skye Blue, arrivano puntualmente quelli che: “Eh ma allora non si può più fare nemmeno un complimento ad una ragazza”. Penso che questa gente avrebbe bisogno di esercitarsi più volte con “Le dieci piccole differenze” su La Settimana Enigmistica se non capiscono la differenza tra un “Come sei bella!” ed un “Baby girl” con fischi di approvazione.
Non sono ingenuo, sono fatto di carne e ossa anche io e sono libero di riconoscere la bellezza estetica di qualsivoglia persona al mondo, ma c’è un limite che non va mai superato: il confine tra complimento e molestia è sottile, ma per fortuna riconoscibile. Nel momento in cui supero questo limite, il riconoscere la bellezza di una persona scade nella lesione etica della persona stessa e se mi dovesse arrivare un pugno in pieno viso forse avrei ben poco di cui lamentarmi.
Come se non bastasse l’episodio di Skye Blue, è noto che durante la puntata di Dynamite, Saraya abbia richiamato l’attenzione della telecamera per inquadrare due “fans” in prima fila chiamandoli “creeps” (forse la traduzione che meglio si avvicina a questo termine è “viscidi” o semplicemente “inquietanti”). Pare che tra le persone inquadrate ci fosse anche il nostro amichetto dei tapings della ROH.
Non possiamo mollare adesso
Ecco perché il pro wrestling non deve mai mollare il colpo su queste battaglie. È wrestling, ma non è un caso che il fenomeno sia stato studiato anche dagli antropologi come specchio della cultura di massa di un popolo. Il pro wrestling non deve mai pensare di essere arrivato al suo traguardo perché non si può mai dare per scontato che il messaggio sia arrivato a tutti.
Purtroppo viviamo nella società dell’immagine e la vista colpisce sempre prima rispetto alle parole. È una questione di ritmo differente: istinto contro consapevolezza. E se molli il colpo, se non continui a lanciare messaggi importanti o a punire certi atteggiamenti beceri, se non continui a fare tutto questo la rapidità dell’ignoranza rischia sempre di avere il sopravvento.
E non cadiamo neppure per un istante nella trappola del: “Eh ma ormai…di questi tempi…”. Il coretto “Ollelle ollallà…”, le battutine moleste, il cat calling, il “baby girl” non conoscono il significato di tempo e di spazio.
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Donne Tra Le Corde non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alla AEW e ROH citate in questo articolo. Non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alle lottatrici citate in questo articolo e da i credits a tutti i fotografi e grafici che hanno lavorato alle foto in questo articolo. L’articolo è stato scritto e curato da Emanuele “Cuky” Cucurnia scrittore di Donne Tra Le Corde. Editing e revisione di Rachele Gagliardi.