Sono molto felice di portare su Donne Tra Le Corde l’intervista ad un nuovo volto del wrestling femminile in Italia: Luna Moreno. Io Luna ho avuto il piacere di conoscerla ancor prima che iniziasse il percorso da wrestler, è stata una delle prime persone a dare sostegno a questo progetto e per questo le sono molto grata e sono felice ora di poter ricambiare sostenendo a mio modo la sua carriera. Infatti siamo qui perché ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lei per conoscerla meglio in questo nuovo capitolo della sua vita.
Prima di proseguire con l’intervista, ringrazio tutti i sostenitori del sito e del wrestling italiano per aver inviato una domanda a Luna aiutandomi in un certo senso con questa intervista.
Buona lettura!
Intervista a Luna Moreno
Ciao Luna, prima di tutto benvenuta nel mondo del professional wrestling e nel wrestling italiano, perché per chi non lo sapesse hai debuttato nel 2024. E già che siamo in tema vorrei farti la prima domanda.
Cosa ti ha spinta a scegliere di diventare una wrestler? Siamo curiosi di conoscere un po’ il tuo percorso prima da fan e poi da performer attiva.
Luna Moreno: Il mio amore per il wrestling è relativamente recente, anche se conoscevo questa disciplina da una vita. Mentirei dicendo che fare wrestling fosse il mio sogno di infanzia, non è il mio caso. E non sono tipo da menzogne. Questo, però, non rende la mia passione meno intensa. Direi che è stato qualcosa che ho sentito. Ad un certo punto, guardare non mi bastava più e ho cominciato rapidamente ad immaginarmi sul ring. Ho migliaia di idee e il wrestling mi permette di metterle a punto e di far fluire appieno la mia vena creativa, che non sono mai riuscita ad esprimere appieno in altri modi. Il desiderio di cimentarmi nel wrestling era così forte che credo che avrei smesso di guardarlo se non ne avessi avuto modo. In qualche modo devo aver attirato della positività, dal momento in cui proprio nel periodo in cui pensavo questo ebbi la notizia dell’apertura della scuola della DREAM. Un caso fortunato.
Collegandoci alla domanda precedente, parliamo nello specifico del tuo debutto. Com’è stato debuttare insieme alla DREAM Pro Wrestling? Soprattutto al fianco di un wrestler amatissimo e così tanto di talento come Sebastian DeWitt.
Luna Moreno: La DREAM è un ambiente molto ospitale, in cui chiunque viene messo a suo agio e nella possibilità di fare il meglio possibile. Ho molte idee e fin oggi ho potuto metterle in scena tutte. Ci tengo a dire che considero il mio “vero” debutto non quello lottato ma quello da Manager. Si tratta di una figura sottovalutata in Italia a mio avviso, ma per niente secondaria. Spesso, in particolare, si pensa alla Manager donna come una “valletta” e quindi come un rimasuglio di tempi in cui le donne non venivano viste come vere lottatrici. Ormai questo stereotipo dovrebbe essere stato ampiamente smentito, però penso che sia rimasto in parte radicato nella mentalità di molte persone. Sì, decisamente considero quello il mio debutto. Continuerò a rivestire un ruolo anche manageriale per la mia agenzia di talenti, l’Eden, che da poco ha anche un terzo membro e cioè Frank Tanaka, che per ora è stato “solo” l’enforcer mio e di Sebastian.
Un nostro lettore ha chiesto una cosa molto interessante che si collega bene alle prime due domande: cosa provi ad essere una wrestler? Ti senti diversa in qualcosa a livello personale?
Luna Moreno: Ha cambiato molte cose. Se non praticamente tutto, perché una volta che scegli di fare wrestling e hai degli intenti seri gran parte della tua vita comincia a girarci attorno. Non sceglierei come “gioco” qualcosa come il wrestling. Mi ha resa più tenace, più responsabile, più indipendente. Ma mi sento molto diversa anche a livello interiore. Come dicevo, sono una persona molto creativa. Avere questa creatività in qualche modo “ingabbiata” mi faceva sentire priva di uno scopo. Dovevo liberarla in qualche modo, ne avevo un estremo bisogno. E posso dire, infatti, che dopo gli show che ho fatto ho provato per più giorni consecutivi una sensazione di svuotamento più forte rispetto a qualsiasi altra sensazione io abbia provato nelle altre cose a cui mi sono dedicata. Non trovo un termine italiano per definire l’esperienza. In inglese direi “overwhelming”. Non è uno svuotamento in senso negativo, ma semplicemente dovuto all’aver avuto un’esperienza molto intensa.
Il mio approccio al wrestling, fin dai primi giorni di allenamento, è stato quello che avrei durante l’apprendimento di un qualsiasi lavoro: pianificazione, impegno, dedizione, mentalità da business per quanto possibile adesso e in Italia, dove per la maggior parte delle persone è praticamente un hobby. Penso che se vuoi ottenere un risultato tu debba ragionare come se lo avessi già ottenuto, e non aumentare l’impegno o cambiare mentalità gradualmente. Al tempo stesso, non è una cosa che puoi fare senza passione e motivazione.
Passando al tuo personaggio, hai un soprannome ben preciso: “La ginarca”, ovvero una donna che ha in mano il potere ed è ritenuta superiore all’uomo. Mi incuriosisce molto questa cosa perché nel wrestling molte donne si fanno chiamare “regina” o “imperatrice”, invece il tuo soprannome è molto più specifico e forte se vogliamo. Infatti un altro lettore ci chiede: chi è stata la tua fonte d’ispirazione soprattutto per quanto riguarda il tuo personaggio sul ring?
Luna Moreno: Rispondo prima alla tua affermazione. Innanzitutto, quando scelsi di farmi chiamare “Ginarca” avevo il dubbio che non sarebbe stato capito, ma ci ho voluto puntare lo stesso, lo avrei fatto capire in qualche modo. E per ora ho avuto ragione. Non esiste come parola, ma nasce da un’alterazione di “Gerarca”. Infatti, uno dei miei ring gear ha anche le spalline militari. Ho più di un ring gear e amo l’idea di mostrare sempre un look nuovo. Curo molto questo aspetto e scelgo anche bene i colori in base a quello che voglio comunicare, non lascio niente al caso. Volevo un soprannome italiano. Mai e poi mai avrei accettato di essere presentata con un soprannome in inglese, almeno qui in Italia (e per ora, voglio dire, son qui). D’altro canto è vero che è un soprannome forte, ma rispecchia la verità. Chi fa parte della mia agenzia di talenti, l’Eden, accetta di fare qualsiasi cosa io gli dica. Non sono un leader democratico.
Al mio debutto da Manager avevo un tailleur rosso e sono entrata su “Candy Store” del musical di Heathers. Anche la mia posa con la frusta – che è un vero frustino per cavalli, per inciso – è ispirata a Heather Chandler, che però aveva la sua mazza da cricket. Lucy Liu in Charlie’s Angels è stata un’altra ispirazione, per una scena in particolare. Da lì è nata l’idea di portare con me una frusta. A volte mi piace aggiungere, temperandolo, qualche riferimento meno pop e relativamente più colto: da 1984 di George Orwell ho attinto molto. L’Eden è un riferimento biblico, al Giardino dell’Eden ovviamente. Nella Bibbia si parla del frutto dell’Albero della Conoscenza del Bene e del Male in modo generico, io ho seguito la vulgata secondo cui sarebbe una mela e pertanto vedrai spesso una mela nelle foto che uso per promuovermi. Credo di avere anche molti tratti che mi accomunano all’archetipo della Dragon Lady, che ha un profilo tendenzialmente più “d’affari” rispetto alla Femme Fatale occidentale. È un mondo in cui ho vissuto fin da bambina, avendo anche modo di frequentare ambienti di un certo tipo, da cui ho tratto il più possibile facendolo mio.
Infatti, la prima ispirazione è quello che sono davvero, espresso al 1000%. Quindi non parlerei assolutamente di un personaggio. Non c’è nessun “personaggio”. Io sono il personaggio di me stessa. Le cose che ho citato mi danno solo modo di esprimerlo in un linguaggio che renda più palese a tutti il mio mondo interiore. Sono un modo come un altro per comunicare. Mi piace essere capita e per farlo bisogna trovare un terreno comune.
Dato che ti sei avvicinata all’attività sul ring da poco, cosa diresti alle ragazze italiane la fuori che vogliono fare ciò che stai facendo tu?
Luna Moreno: Di non avere paura. Davvero, di non avere paura di un ambiente che spesso sembra solo maschile. Di non avere paura, inoltre, anche di andare in palestra e mettere su un fisico più muscoloso o più atletico. In Italia in particolare – non nel wrestling, in generale – c’è il timore di diventare in qualche modo meno desiderabili o di ingrassare quando si “bulka”. Poi ci sono i soliti consigli: scuola di wrestling buona, cercare di andare anche all’estero se si hanno intenti seri, e soprattutto di guardare molto wrestling.
Ma voglio ripetere di non lasciarsi intimidire e di non permettere a nessuno di farsi sottovalutare solo perché donne. E inoltre, di non buttarsi giù. Alcune cose spesso non sono immediate – specialmente in termini di forza, se ci si confronta agli uomini – ma ciò non vuol dire che non ci si possa arrivare allenandosi o che ci sia bisogno di gettare la spugna. Infine, io penso che la vita sia una. Quando faccio qualcosa che richiede molto impegno lo faccio sempre con questo in testa e penso sia la motivazione più grande che si possa avere. Non bisogna mai dimenticare dove siamo diretti… quindi, se si vuol fare qualcosa, se si ha un sogno nel cassetto, bisogna provare a realizzarlo. Non importa quanto sembri difficile o stancante.
Questa volta lascio spazio ad una domanda da parte di un membro del team di Donne Tra Le Corde, ovvero il nostro Francesco che cura la rubrica Deathmatch Becomes Her che ovviamente ti pone una domanda a tema: poche donne in Italia hanno fatto match hardcore, tu saresti disposta?
Luna Moreno: Più che poche donne, penso ci siano proprio pochi match hardcore in generale. Quelli femminili ancora meno, ovviamente. Molte persone non lo capiscono e mi capita spesso di vedere tanti inorriditi quando si parla di hardcore. Ma d’altronde molti sono inorriditi anche dagli Intergender, quindi figuriamoci. Nessuno dei due ovviamente è il mio caso. Quindi puoi immaginare quale sia la mia risposta (sì, certamente, con il giusto scenario).
Ci avviciniamo alla fine dell’intervista e ovviamente devo chiedertelo: quali sono i tuoi obiettivi futuri? Cosa dobbiamo aspettarci da Luna Moreno da qui in avanti?
Luna Moreno: Voglio risalire l’Italia per cominciare, poco ma sicuro. Sto cominciando in DREAM ma presto potrei essere anche altrove. Porto avanti la mia agenzia di talenti, l’Eden, ma potrei avere mire diverse da altre parti. L’obiettivo è di andare a lottare anche all’estero. Per il momento, sto cercando di viaggiare il più possibile per apprendere il più possibile in giro per l’Europa. Quest’agosto, infatti – salvo imprevisti, che spero non ci siano – progetto di andare ad allenarmi in Germania. In futuro prevedo soste più lunghe all’estero (fin ora sono sempre stata una settimana per volta) sempre allo scopo di apprendere il più possibile.
Ultima domanda di rito, il mio domandone finale, per chi debutta sul sito: cos’è per te il wrestling femminile?
Luna Moreno: Tendo a percepire il wrestling come una cosa unisex, mi sono sempre allenata con uomini. Quindi per me è piuttosto normale, coi pregi e difetti che questa cosa porta. Per me il wrestling è liberazione ed espressione. Ma se c’è qualcosa che ho sempre apprezzato del wrestling femminile, è che tende ad essere più vario. Mi spiego bene. Per un fattore culturale, il wrestling maschile spesso è a senso unico. Quello femminile è spesso più creativo e mi intrattiene di più. Sicuramente, di mio, sono stata ispirata da alcune donne del wrestling, proprio a livello personale. L’esempio più lampante penso sia Victoria/Tara.
Grazie mille Luna per avermi concesso questa intervista e ti auguro davvero buona fortuna per tutto quanto sperando di poterti vedere prima o poi lottare live dato che noi ci siamo conosciute quando ancora eri in fase di preparazione.
Luna Moreno: A presto!
Come sempre, vi invito a seguire e supportare Luna Moreno agli show della DREAM e soprattutto sui social, la trovate su Instagram e Facebook.
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Donne Tra le Corde non detiene nessun diritto sui marchi, immagini e loghi riferiti alle wrestler e alle federazioni italiane e dà i credits a Giuseppe Cuozzo per le foto inserite nell’articolo. Fotografia di copertina Giuseppe Cuozzo. L’intervista è stata scritta e curata da Rachele Gagliardi, fondatrice e scrittrice di Donne Tra Le Corde.