Esiste una condizione psicologica che impedisce a taluni soggetti di migliorare in un determinato ambito specifico, e si chiama “ansia da prestazione”.
Ecco, Stardom/NJPW ultimamente sembra soffrirne tanto per quanto concerne l’ambito gestionale dei talenti, specie da quando si è data, come parte dell’accordo Bushiroad-AEW, anima e corpo all’intrattenimento americano. Sia chiaro, nulla contro il prodotto americano o la AEW, non me ne voglia nessuno (io stesso sono fan AEW, seppur non molto accanitamente come con il mondo Joshi) ma è il processo, macchinoso e fallace, che mi porta a guardare male verso questa collaborazione e le altre collaborazioni di fattura similare.
Di cosa parlo nello specifico?
Prendiamo due esempi: Mina Shirakawa e Mercedes Moné.
Al pubblico mainstream, ai grandi palcoscenici, Mina Shirakawa è un nome che dice ben poco, considerando che la si conosce quasi unicamente per un menage omoromantico in quel di Jacksonville, quando poi la stessa è una delle atlete di punta di STARDOM già dall’epoca Rossy.
Attualmente, tanto per dirne una, Mina è campionessa in UK, nazione-capitale europea del wrestling, è parte delle Empress Nexus-Venus in STARDOM ed è riconosciuta come una delle atlete più eclettiche, eccentriche e talentuose del panorama Joshi, tanto che STARDOM stessa la utilizza spesso per farsi promuovere oltreoceano.
Quindi il problema è la AEW?
In questo caso il problema è la AEW, perché si rivela pressoché incapace nella gestione donne (come già detto da me nell’editoriale AEW: All Elite Women o ancora no?) e si rivela ancora una volta Moné-dipendente.
Ecco, appunto, Mercedes Moné, il nostro secondo punto. Mercedes Monè, wrestler completa, vera e propria attrazione e canalizzatrice di attenzioni in qualsiasi federazione vada a lavorare. Il problema però è che negli USA, in casa Khan, la divisione femminile, seppur composta da atlete di egual valore o migliori sul lottato rispetto alla Varnado (tra cui le stesse atlete Joshi proveninenti da STARDOM o freelance, secondo il mio avviso) soffre tanto questo moné-centrismo.
La NJPW, che già la assunse come unica donna del roster, “costringendo” le atlete STARDOM a lottare negli show maschili pur di dare avversarie alla fu Sasha Banks, ora si ritrova di nuovo legata all’atleta legata a Tony Khan, avendole messo alla vita il titolo STRONG (finora unica vera divisione femminile NJPW, rilegata però solamente agli USA).
Due situazioni, dunque, opposte ma estremamente simili e che fanno evincere quanto NJPW/STARDOM ed AEW stiano lavorando male sulla gestione delle collaborazioni internazionali, almeno per quanto riguarda donne e titoli annessi.
Uno spiraglio sul futuro
La AEW dovrebbe concentrarsi sul dare più spazio e una maggiore caratterizzazione alle proprie atlete donne (che non vada a solleticare solo l’ormone del fan in stile Attitude Era) ed una maggiore esposizione alle telecamere internazionali; mentre Bushiroad dovrebbe centellinare maggiormente le uscite, per non doversi ridurre a card misere o con atleti mancanti per acconsentire alle richieste americane, talvolta pretenziose.
Almeno, ad onor di cronaca, in un recente PPV della AEW, WrestleDream, abbiamo avuto due enormi match femminili, seppur uno sia stato relegato al pre-show. Qualcosa si muove, seppure lentamente.
Articolo precedente della rubrica: Joshi Sakè: Utami Hayashishita scrive la sua fiaba
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Donne Tra le Corde non detiene nessun diritto su i marchi, immagini e loghi riferiti alla STARDOM, AEW, NJPW o altre fonti citate in questo articolo. Credits al fotografo che ha scatto le foto utilizzate nell’articolo. L’articolo è stato scritto e curato da Felice “Kat” Vicidomini, scrittore di Donne Tra Le Corde. Editing e revisione di Rachele Gagliardi, fondatrice di Donne Tra Le Corde.