Oggi sono qui per parlarvi dell’autobiografia del mio idolo assoluto, non solo per quanto riguarda il professional wrestling, ma anche nella vita: Lita. Amy Dumas (questo il suo vero nome) è la donna che ha avuto un impatto enorme su di me perché quando l’ho vista per la prima volta non solo mi sono appassionata al wrestling, ma ho deciso che nella vita sarei diventata come lei: diversa dallo stereotipo della donna, una tosta e una delle persone più cool di sempre (quest’ultima cosa non è accaduta, ma vabbè).
Vi anticipo già che questa recensione sarà SPOILER, quindi vi lascerò anche qualche dettaglio del libro, senza però raccontarvi proprio tutto nei dettagli perché è anche giusto che voi leggiate tranquilli il libro.
Il libro è in inglese e lo trovate su Amazon, ma ve lo sconsiglio perché è a prezzi folli, io l’ho comprato usato su Vinted quindi se avete l’app tenete d’occhio la situazione. Altrimenti impostando la vostra posizione in “Stati Uniti”, lo trovate narrato da lei su Audible, ma in versione ridotta, non completo.
Struttura del libro
Il libro è diviso nei classici capitoli, in questo caso 56, con 352 pagine che contengono sia testi che foto. Non vi fate ingannare dalle tante pagine che possono sembrare praticamente un romanzo, perché sono scritte in grande.
Il racconto parte dalla sua vita privata, dove racconta anche del rapporto con i genitori e il fratello, si estende poi a quando ha scoperto dell’esistenza del wrestling, per proseguire con il suo approccio al wrestling, la sua entrata in WWE con vari aneddoti, arrivando fino all’infortunio al collo sul set di Dark Angel.
La vita di Amy Dumas
Il libro ha ovviamente un’ampia introduzione su quella che è stata l’infanzia e l’adolescenza di Amy, una bambina e ragazza amante dei cani e della musica più ribelle, che ha avuto un ottimo rapporto con la madre e un pessimo rapporto invece con il fratello che l’ha sempre trattata male. Nonostante Amy fosse praticamente una ragazza modello, si è sempre approcciata alle sue passioni con estremo amore, tanto da aver fatto anche diversi sacrifici per poter vivere la vita che voleva, correndo anche molti rischi.
Amy ci racconta della convivenza con la sua famiglia, con un’amica, l’adozione di un cane che non l’amava così tanto all’inizio ma che le ha cambiato la vita, e la sua passione per la musica punk rock, più che altro, che le ha permesso di conoscere artisti che lei adorava e che le hanno sconvolto la vita, permettendole di abituarsi già da subito alla vita in tour.
La scoperta del professional wrestling
Amy è diventata Lita un po’ per caso, quando uno dei suoi fidanzati le ha mostrato il professional wrestling che proprio non l’attraeva per nulla, infatti ha raccontato che per lei erano solo degli sciocchi uomini in mutande che si picchiavano, finché in televisione non ha visto uno dei wrestler migliori mai esistiti: Rey Mysterio.
Mister 619 per Lita è stata la scintilla che l’ha fatta innamorare della disciplina, ma più di tutto della Lucha Libre, tanto che con pochi soldi in tasca affrontò un viaggio della speranza in Messico nel tentativo di potersi allenare per diventare una wrestler professionista. La cosa che stupisce più del suo racconto del viaggio in Messico è che Amy sembra non aver pausa di niente: di partire da sola in quanto donna, di rimanere senza soldi, di lasciarsi indietro il fidanzato, di non parlare lo spagnolo, di perdersi in posti che non conosce, e così via. Ma non solo, questa sua non paura l’ha portata ad essere talmente tanto espansiva che è riuscita a fare conoscenza importanti ovunque facendo sì di riuscire ad entrare nel mondo del wrestling facilmente, per quanto fosse facile al tempo per una donna, tanto che si è allenata praticamente solo con uomini per gran parte della sua formazione iniziale.
Con il passare del tempo poi, ci ha anche raccontato del suo legame con gli Hardy Boys, del suo essere riuscita ad entrare in WWE prima come valletta e poi come wrestler vera e propria, e del fatto che ovviamente c’è stato un lungo progresso nel fare la storia per le donne nella disciplina, partendo da alcuni segmenti per arrivare poi al lottato, fino a costruirsi la persona e il personaggio che conosciamo oggi: Lita. E sapete da dove nasce questo nome? Lita ha raccontato che Adam Penucci, Producer WWE che si occupava del montaggio dei video, aveva suggerito tale nome come abbreviazione di “Lolita”, ed era piaciuto a chi di dovere. La wrestler ha anche precisato quanto non fosse una fan di quel nome all’inizio, ma poi si è abituata. La necessità di trovarle un nome, anche un po’ legato alla cultura ispanica probabilmente, era dovuto al fatto che ha debuttato al fianco di Essa (vero nome José Delgado Saldaña) wrestler messicano.
Una delle parti che ho amato di più è stato sicuramente quando ha parlato del suo rapporto con Matt e Jeff Hardy, specialmente quando ha parlato del secondo come se fosse praticamente un fratello per lei, essendo loro due i miei atleti preferiti di quando ero piccola. Interessante anche la parte in cui racconta di Chyna che inizialmente non sembrava essere molto contenta di averla nello spogliatoio, e se penso che le due si sono affrontate nell’ultimo match di Chyna in WWE mi si stringe il cuore.
Il libro poi finisce con il racconto del suo famoso infortunio sul set di Dark Angel che le è quasi costato la carriera, con alcuni dettagli di come ha vissuto lei la cosa, e ovviamente non è stato un momento bello della sua vita e carriera, soprattutto se pensiamo che poteva farsi male sul ring e invece è accaduto proprio su un set cinematografico.
A chi consiglio il libro
Consiglio tantissimo la lettura di questa autobiografia ai super fan di Lita come la sottoscritta, ma in generale anche a chi ama il professional wrestling. Da un certo punto di vista lo consiglierei anche a chi vuole leggersi una bella autobiografia perché secondo me parla proprio della vita di una persona che ci racconta tutte le sue avventure, quasi da film, quindi potrebbe essere una lettura interessante anche presa tipo come romanzo.
Considerazioni finali
Da fan di Lita che ha avuto modo di vivere la sua carriera solo a pezzi, dato che ero molto piccola all’epoca, mi ha fatto piacere approfondire un po’ di più la sua vita personale, tanto che neanche sapevo che avesse un fratello (fake fan!!!). Inoltre ho apprezzato anche varie curiosità e retroscena dei suoi inizi in Messico o del suo arrivo in WWE.
L’unica cosa di cui sono dispiaciuta è che secondo me le hanno fatto scrivere troppo presto questa autobiografia, perché Lita ha fatto tantissime altre cose dopo il suo infortunio al collo e sarebbe stato bello leggerle tutte, infatti spero possa, in stile Ronda Rousey, scriverne una seconda con il resto della sua carriera, perché merita, con i suoi alti e bassi. Mi è mancata anche tutta la parte del racconto sull’amicizia e rivalità con Trish Stratus. In più, alcuni racconti li ho trovati po’ sbrigativi, probabilmente perché l’editore le ha dato un limite da non superare.
In ogni caso, è sempre un piacere leggere di quella che per me è la mia GOAT, la persona che più di tutte mi ha cambiato la vita.