Ben ritrovati cari lettori del sito, sono la vostra Komorebi e questa volta ho recensito per voi la serie “The Queen of Villains” realizzata da Netflix e dedicata ad uno dei personaggi più iconici del wrestling femminile: Dump Matsumoto.
Vi anticipo già che questa recensione sarà SPOILER, quindi vi lascerò anche qualche dettaglio della mini serie. Per conoscere invece solo a grandi linee il contenuto potete andare a vedere il reel dedicato.
Struttura della serie
La narrazione scelta per questa serie è quella del biopic e ci porta a seguire la nascita del mito di Dump Matsumoto, una delle protagoniste della Golden Era delJoshi nel periodo a cavallo tra gli anni ’70 e gli’80.
Nei suoi cinque episodi della durata media di un’ora (o poco più per un paio di essi), la serie ci racconta lo sviluppo ed il cambio di attitudine che trasforma la timida ed impacciata Kaoru Matsumoto in quella che passerà alla storia per essere la lottatrice più crudele e brutale mai salita su un ring di wrestling. Oltre a mostrarci le difficoltà e gli ostacoli che il mondo del Joshi poneva davanti alle giovani atlete, il biopic ci racconta anche la determinazione di molte di esse che cercano nel wrestling una sorta di riscatto per sfuggire da situazioni familiari problematiche e da condizioni economiche difficili, rifugiandosi nel sogno del successo per lasciarsi alle spalle i propri problemi personali ed economici.
Il cast non presenta nessun nome di spicco, soprattutto a livello internazionale. Basti pensare che Yurikan Retriver, l’attrice che interpreta la protagonista, è in realtà una comica al suo primo vero e proprio ruolo come attrice. La serie è in lingua originale sottotitolata in italiano, ma è anche doppiata in inglese con Nikki Bella e Alexa Bliss che hanno prestato le loro voci rispettivamente a Maki Ueda e Jackie Sato che insieme formavano le Beauty Pair, il tag team che fece la fortuna della AJWP a metà anni ’70.
Parte 1: Sognando il successo
Tutte le ragazze che si presentano alle audizioni per diventare lottatrici della All Nippon Women’s Pro – Wrestling (nome fittizio per indicare la All Japan Women’s Pro Wrestling) hanno qualcosa in comune: problemi in famiglia e/o economici. Quello di Kaoru è però un vero e proprio sogno, non spinto dalla sola voglia di diventare famosa. Infatti, il wrestling pur essendo capitato nella sua vita per caso, è per Kaoru una vera passione, oltre a rappresentare una via di uscita dalla difficile situazione familiare che la vede dover affrontare un padre violento e con problemi di alcolismo ed una madre talmente pavida da sopportare le violenze del compagno al quale perdona perfino l’essersi costruito una nuova famiglia. La passione per il wrestling è viva nel cuore della timida ed impacciata Kaoru che sogna di diventare un giorno come la sua beniamina Jackie Sato, ace della All Nippon Women’s Pro Wrestling. La sua occasione si presenta quando partecipa e supera le audizioni per lavorare con la federazione di Joshi più nota del Giappone. La tematica familiare non coinvolge solo Kaoru, ma anche la sua migliore amica Chigusa Nagayo, costretta a dormire sotto al ring della sala di allenamento perché abbandonata dai suoi genitori e fuggita a Tokyo per provare a sfondare nel mondo del wrestling.
In questa prima parte la tematica principale è la voglia di riscatto di Kaoru e delle sue giovani colleghe. Ci viene presentato un Giappone povero, dove le realtà familiari sono tristemente difficili e complicate per delle giovani adolescenti. Pertanto è davvero difficile non empatizzare con la protagonista e la sua storia, anche se va precisato quanto quest’ultima sia altamente romanzata non tanto dal punto di vista dei fatti, quanto più del loro svolgimento. Infatti, per motivi di trama sono state inserite scene che non corrispondono propriamente alla realtà sebbene per grandi linee la serie rimanga fedele alla storia di quella che potremmo definire la genesi del mito di Dump Matsumoto. Ciò che ho trovato davvero ben raccontato nel corso della serie è come il Giappone degli anni ’80 vivesse il wrestling e anche l’intensità nel raccontare il match iconico che mise fine alla carriera di Maki Ueda e, di conseguenza, rappresentò il capitolo finale dell’epica saga delle Beauty Pair.
Parte 2: Inseguendo il successo
La seconda tematica affrontata dalla serie è la tortuosa via del successo, strada costellata di numerosi problemi ed avversità. In questa seconda parte ci viene infatti mostrata la vita delle giovani rookie all’interno della federazione che presenta tante difficoltà dovute ai duri allenamenti e al difficile rapporto con le wrestler senior che spesso snobbano ed ostacolano le nuove arrivate, ma a volte si rendono anche disponibili ad aiutarle con preziosi consigli. Il biopic ci mostra il lato più crudo del Joshi dell’epoca, basato su duri dettami disciplinari quasi al pari di una caserma militare. Le lottatrici infatti devono rispettare le tre fondamentali regole imposte dalla federazione: niente fumo, niente alcol e niente ragazzi. Insomma, qualsiasi cosa che possa essere considerata una distrazione al loro lavoro è tassativamente vietata.
La narrazione non abbandona però una tematica che può forse passare in secondo piano ma che personalmente ho trovato molto interessante. Mi riferisco al processo innescatosi subito dopo il famoso match tra Jackie e Maki che ha aperto al cambio generazionale che ha portato al tramonto delle stelle degli anni ‘70 aprendo la strada alle nuove wrestler che porteranno il Joshi al suo massimo splendore negli anni ‘80. Tale processo parte definitivamente quando la serie ci racconta del match considerato come il passaggio di consegne per eccellenza tra vecchia e nuova generazione, ovvero quello che mette fine alla carriera di Jackie Sato dopo la sconfitta subita contro l’astro nascente Yumi Yokota (che da lì a poco sarà conosciuta come Jaguar Yokota), la quale a soli 19 anni soffia la tanto ambita cintura rossa alla ace diventando la nuova campionessa.
Questa parte tocca anche dei temi importanti come il bullismo ed il nonnismo perpetrato dalle veterane che le giovani atlete sono costrette a subire. Tuttavia, oltre a raccontarci la vita delle giovani rookie ed i loro rapporti per lo più burrascosi con le wrestler più esperte all’interno della federazione, la serie ci racconta anche di questo cambio generazionale in atto, andando a toccare temi come quello dell’ambizione, della voglia di diventare famose e di farcela ad ogni costo, tanto da spingere le rookie a pestare i piedi alle veterane e a mettere a dura prova anche i rapporti di amicizia che si sono venuti a creare tra loro pur di arrivare alla fama ed al successo.
Parte 3: Amicizia o successo?
Il tema dell’amicizia è un’altra importante tematica che la serie affronta per poi metterci subito di fronte ad un’ importante riflessione: l’amicizia resiste al successo? Infatti, la forte competizione per raggiungere il successo provoca non pochi problemi anche nei rapporti di amicizia che si vanno a creare tra le nuove reclute.
La tematica dell’amicizia viene affrontata fortemente quando si instaura un forte legame tra Kaoru e la compagna di dormitorio Chigusa Nagayo, messo però a dura prova dall’improvviso successo della seconda che in breve tempo diventa il nuovo astro nascente della federazione. Chigusa coglie infatti un’occasione d’oro quando sembra ormai convinta di abbandonare il wrestling perché non riesce ad emergere. Chiede alla compagna Lioness Asuka (anche’ella ormai diventata uno dei diamanti della federazione) di regalarle un ultimo fantastico match. Tuttavia, il match non sarà affatto l’ultimo per Chigusa, anzi sarà quello che le aprirà le porte del successo. Infatti, dopo un match combattuto e spettacolare che il pubblico apprezzerà molto, ai dirigenti della All Nippon appare chiaro che si trovano tra le mani una versione 2. 0 della Beauty Pair che avevano fatto la fortuna della federazione. Asuka e Chigusa sono pronte a caricarsi sulle spalle la pesante eredità di Maki e Jackie, andando a formare quello che diventerà il tag team di baby – face più riuscito nella storia del Joshi: le Crush Gals. In breve tempo Asuka e Chigusa raggiungono un enorme successo che dà nuovo ossigeno alla All Nippon che stava faticando economicamente dopo l’abbandono di Jackie. Tuttavia, questo nuovo risvolto incide sul rapporto di amicizia tra Kaoru e Chigusa con la prima che inizia a provare sentimenti contrastanti nei confronti dell’amica, un mix di gioia ed invidia per il successo da lei ottenuto dato che lei invece fa ancora tanta fatica ad imporsi tra le top lottatrici del roster, ma anzi rimane sempre ai margini degli show e viene per lo più utilizzata come una tuttofare, aiutando perfino il promoter a pubblicizzare gli eventi nelle città. Intanto, il crescente successo delle Crush Gals mette in secondo piano perfino la campionessa detentrice della cintura rossa, Jaguar Yokota, bravissima sul quadrato ma incapace di creare una connessione con il pubblico.
In questa parte la serie si concentra molto sul tema dell’amicizia, tematica che in realtà viene toccata già nei primi episodi e rimane il tema costante che fa da filo conduttore per tutta la narrazione, diventando però fondamentale per raccontare il cambio di attitudine di Kaoru. Tale tema viene infatti affrontato già quando il biopic ci presenta il rapporto di amicizia tra le Beauty Pair, lasciando intendere che il rapporto che viene a crearsi tra loro sia col tempo diventato qualcosa di più profondo e puro di una semplice partnership professionale . Inoltre, il biopic tocca più volte anche l’argomento della chiave del successo. Ecco perché le parole che il signor Abe dice a Kaoru ci svelano la chiave per avere successo nel wrestling. Come mai se la campionessa è Jaguar Yokota, il pubblico le preferisce Chigusa? A questo punto la serie ci svela una triste ma dura realtà del mondo del pro – wrestling, ovvero che per far breccia nel cuore dei fan non bastano le abilità sul ring, serve qualcosa di più che Chigusa possiede e Jaguar Yokota purtroppo no.
Parte 4: L’odio, la chiave del successo
Il risentimento nei confronti di Chigusa ed il suo rapporto di amicizia con Asuka hanno ferito profondamente Kaoru, la quale continua a rimanere ai margini della federazione. In più, l’ultima bravata di suo padre per il quale l’odio non si è mai spento, è la scintilla che smuove il nobile animo di Kaoru trasformandola in una spietata heel di successo. Come membro della fazione di Devil Masami e con il nuovo nome di Dump Matsumoto, riesce infatti a ritagliarsi un importante spazio negli show. Il cambio di look, il trucco aggressivo e l’utilizzo spietato di armi fanno di lei un personaggio di impatto, temuto anche dai fan presenti in arena. Insomma, un’atra gallina dalle uova d’oro per All Nippon, tanto che i dirigenti già pregustano gli incassi che faranno contrapponendola alle due baby-face del momento.
Tuttavia, i match di Dump sono brutali e mettono a dura prova il fisico delle sue avversarie. Questo provoca non pochi problemi interni alla federazione che fa fatica a gestire il malcontento del roster. Lioness Asuka si rifiuta più volte di lottare contro Dump, accusando i dirigenti di non produrre più wrestling, ma qualcosa di diverso e lontano da ciò che lei ama. Chigusa invece riconosce il successo dell’amica e rispetta ciò che piace al pubblico ed è disposta a mettere il suo corpo a disposizione dell’intrattenimento. Il culmine della rivalità tra Dump e Chigusa si raggiunge nell’ormai famosissimo match Hair vs. Hair tra Dump e Chigusa, una stipulazione al termine della quale colei che ne uscirà sconfitta dovrà rasarsi i capelli a zero. A perdere il match è Chigusa, risultato che provoca reazioni incredibili tra i fan: ragazze in lacrime, gente che sviene e lancio di oggetti contro Dump. L’odio dei fan nei confronti di Dump diviene tale da rendere difficile anche la vita della sua famiglia che riceve chiamate e lettere minatorie, offensive scritte sui muri ed atti di vandalismo. Si arriva poi al match di ritiro di Dump Matsumoto dove quest’ultima lotta per la prima volta coppia con la sua storica nemica di ring (ma grande amica nella vita di tutti i giorni) Chigusa Nagayo.
Il cambio di attitudine di Dump fa la sua fortuna e quella della federazione, ma il risentimento e l’odio che la spingono a diventare una heel spietata sono per ovvi fini di trama frutto di fantasia. In realtà ciò che fa scattare qualcosa in Kaoru è la voglia di diventare protagonista insieme alle sue compagne, riuscendo finalmente ad uscire dall’anonimato nel quale era rimasta intrappolata per anni. Oltre questa tematica, la serie prova a lanciare un messaggio molto interessante che è tutt’oggi uno degli argomenti più dibattuti dalla wrestling community. Infatti, il biopic ci presenta un cambio di vedute all’interno dello stesso ambiente wrestling che coinvolge le lottatrici in prima persona e che vede venirsi a creare uno schieramento di lottatrici (tra le quali Jaguar Yokota e Lioness Asuka) che non vogliono abbandonare l’essenza sportiva del pro – wrestling per sostituirlo con l’intrattenimento (spesso brutale) che sta facendo la fortuna della federazione. Su quanto questo cambio di abbandonare l’impostazione più sportiva per piegarsi all’intrattenimento abbia cambiato in modo evidente la percezione del Joshi, ve ne potrei parlare per intere pagine. I match iconici di Maki Ueda e Jackie Sato sono ancora oggi fonte di ispirazione per molte lottatrici, ma anche il Joshi si è definitivamente spostato su un’impostazione più volta all’intrattenimento rispetto ai suoi anni d’oro e le varie federazioni nate dopo la prima decade di questo secolo ne sono un esempio evidente. Mi riferisco alla Stardom, alla Ice Ribbon, alla TJPW e anche alla giovanissima Marigold che pur provando a restare il più fedeli possibile alla tradizione, hanno per forza di cose dovuto piegarsi all’epoca dell’intrattenimento. I tempi però cambiano e la necessità di continuare a far bene in questo business ha prevalso sullo spirito più puro della disciplina.
A chi consiglio la serie
Posso dire che la serie la consiglio a qualsiasi fan di wrestling e non, sia a chi non abbia mai sentito parlare di Dump Matsumoto, sia a chi come me conosceva già la sua storia. Infatti, a parte la storia di Dump raccontata davvero bene, può essere interessante rivivere alcuni momenti epici della storia del Joshi per chi volesse approcciarsi al wrestling femminile giapponese. Forse la sconsiglio a chi non ama la visione del sangue, perché era un elemento imprescindibile dei match della Matsumoto e la serie riesce a farli rivivere in modo perfetto, riuscendo effettivamente a trasmettere la violenza e la brutalità che li ha resi noti. Se però state cercando un documentario sulla carriera di Dump Matsumoto, questa serie forse non fa per voi perché come ho già detto ha la tipica struttura del biopic e molte vicende realmente accadute sono collegate tra loro in modo fantasioso per ovvie ragioni di trama. Se invece state cercando un contenuto che sappia raccontare una storia non andando a violare la sacralità del Joshi degli anni d’oro, allora è la serie giusta.
Considerazioni finali
Come abbiamo visto si tratta di una storia che tocca più temi: amicizia, riscatto, ambizione. A mio parere il messaggio finale che la serie vuole darci è che Dump ce l’ha fatta, perché se il wrestling ci ha insegnato qualcosa è che bisogna essere bravi anche a farsi odiare ed un buon heel è quello che riesce a suscitare nelle persone sentimenti di rabbia, disprezzo e ribrezzo per le azioni svolte. Il sogno di Kaoru era quello di diventare una wrestler popolare e ha raggiunto il suo scopo.
Credo inoltre che il match finale rappresenti perfettamente quanto l’amicizia vada oltre i ruoli del wrestling e smonti completamente quel dettame che Dump si era forzatamente imposta del dover essere cattiva anche nella vita di tutti i giorni per essere una heel di successo. Tuttavia, mi sento di dover fare chiarezza su questo punto. In realtà Kaoru Matsumoto è conosciuta per essere una persona estremamente generosa e dal cuore d’oro, quindi le parti in cui viene dipinta come una persona cattiva anche fuori dal personaggio di Dump sono frutto della fantasia di chi ha realizzato la serie. Dump Matsumoto è rimasta la solita ragazza dolce e timida, ma allo stesso tempo è stata capace di immedesimarsi benissimo nel ruolo della heel spietata. Lei stessa nelle varie interviste rilasciate negli anni si è sempre detta sorpresa di quanto una persona sensibile come lei riuscisse a trasformarsi completamente quando indossava i panni di Dump Matsumoto.
La ritrovata (e forse mai tramontata del tutto) amicizia con Chigusa l’ho letta come un lieto fine perfetto di una storia ben raccontata e resa epica soprattutto nelle parti inerenti ai match, capaci di trasportare lo spettatore nel Giappone degli anni ’80 e farlo immergere perfettamente nell’atmosfera che solo il Joshi di quel periodo riusciva a trasmettere. Infatti, i match sono realizzati in modo molto dettagliato riuscendo a trasmettere l’epicità che erano in grado di offrire per chi li ha vissuti dal vivo o in tv.
Insomma, un biopic a tratti divertente ma che diventa improvvisamente duro e crudo quando è necessario, molto attento alla cura dei dettagli. Questi sono gli ingredienti perfetti di un piatto ben riuscito capace di emozionare, toccare tematiche importanti con un mix di spensieratezza e serietà ed offrire importanti spunti di riflessione.